Italo Insolera, un camminatore nella città moderna

05/09/2012
Nel registrare con rammarico la scomparsa di Italo Insolera non ho potuto fare a meno di andare a fare una passeggiata sulla collina di Monte Mario e rivisitare l’albergo Hilton, uno degli oggetti dei capitoli di Roma moderna, Un secolo di storia urbanistica 1870-1970 (Einaudi), che simboleggia  una battaglia culturale, politica e morale che ha caratterizzato l’intera vita di Insolera e che più è rimasto nel mio immaginario formativo lungo il meraviglioso percorso di studi a Valle Giulia.

Il libro, che riprende due  numeri monografici pubblicati sulla rivista Urbanistica, allora diretta da Giovanni Astengo, ristampato ed ampliato ben 14 volte, ha rappresentato per i giovani urbanisti che si andavano formando negli anni sessanta una sorta di punto di riferimento nella formazione morale, professionale e scientifica di rara efficacia, anzi ha contribuito non poco ad orientare gli studi di molti allievi architetti verso le discipline urbanistiche.

Ho tentato di ritrovare il testo nella mia piccola biblioteca per il piacere di sfogliarlo, ma non ci sono riuscito, non ha importanza, pur essendosi arricchita di numerosi volumi quel testo è sempre presente nel mio impegno quotidiano, ma anche di molti urbanisti italiani e non solo, nel tentativo di raccogliere il messaggio di Insolera. Sicuramente il contributo di Insolera ha rappresentato un’importante svolta disciplinare e culturale nel fare urbanistica nel nostro Paese e l’incontro tra Insolera e l’INU ritengo abbia costituito uno dei motori principali di tale svolta.

Molte le discussioni in quegli anni, molti gli approcci operativi derivanti dalla sua lezione, per molti di noi l’incontro con Insolera ha significato un sicuro mutamento di rotta verso le questioni della città, del suo governo del suo futuro.

Insolera ha rappresentato per l’Istituto Nazionale di Urbanistica un veicolo straordinario di accensione di interessi verso questioni quali l’evoluzione urbanistica e sociale, la storia delle trasformazioni della città, avviando un percorso verso la costruzione di un patrimonio di conoscenze senza uguali che ha poi costituito le fondamenta delle  basi scientifiche e culturali per molte generazioni di urbanisti.

In questi giorni molte testimonianze hanno ricordato la figura di Insolera tracciandone un profilo ricco di spunti e di riflessioni. A mio avviso il contributo di Insolera che maggiormente ha caratterizzato il suo lavoro, ha riguardato la necessità di ordinare un percorso su alcune rilevanti questioni quali: il valore del contesto, quello dei “materiali” costitutivi i luoghi urbani nella costruzione dei nuovi paesaggi contemporanei; l’analisi dello sviluppo di strategie di progetti in grado di prefigurare scenari urbani lavorando sulla ri-progettazione di punti e nodi rilevanti della città esistente; la lettura dei sistemi di spazi aperti come costruzione “a terra” di relazioni. Basti qui ricordare la sua lunga battaglia per il Parco dell’Appia.

Le molte e complesse funzioni della città, l’abitare, il produrre, il fare sociale, ci insegna Insolera, si realizzano negli elementi materiali, nell’ordito della città fisica e nei suoi spazi concreti. L’ambiente urbano, percepito nelle sue dimensioni d’estensione, tempo e complessità è l’elemento costitutivo fondamentale della vita della città e dei suoi abitanti.

Allora cosa fare per proseguire l’insegnamento di Insolera per capire e comprendere questa città?

Non ci rimane che camminare, gironzolare senza una meta prefissata per le strade e guardare, fare scorrere le immagini, dimenticando anche, se possibile, se stessi per tentare di penetrare nel suo spirito, incontrare persone discutendo con loro. Io ho ricominciato dalle colline dell’Hilton, spero di incontrarvi.

Franco Rossi

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