Presentazione del libro “COSTRUIRE UN SENSO DEL TERRITORIO. Spunti, riflessioni, indicazioni di pianificazione e progettazione”

SAragona12/10/2014
Giovedì 9 ottobre 2014, alle ore 17.00, presso la Sala Mostre e Convegni Gangemi editore di Roma, via Giulia 142, è stato presentato il libro Costruire un senso del territorio. Spunti, riflessioni, indicazioni di pianificazione e progettazione.

Occuparsi di urbanistica è occuparsi dei processi di antropizzazione, ovvero di eventi non inevitabili o necessari ma che dipendono da scelte. Questo è ancor più vero nel momento in cui la globalizzazione moderna, fenomeno legato alle prima inesistenti opportunità tecnologiche – cioè la telematica, il trasporto aereo e quello ad alta velocità – sta modificando gli assetti territoriali che per millenni, ma soprattutto dalla rivoluzione industriale si sono concretizzati. Perdita di senso, di riferimenti sociali e culturali incombono e sembrano essere divenuti il prezzo da pagare per un indecifrabile percorso dettato negli ultimi decenni dall’economia che ha preso il sopravvento sulla politica, cioè l’arte di gestire la polis: più i territori sono deboli, o sono divenuti tali, più soggiacciono a queste logiche. Costruendo e realizzando il Workshop di Tropea si è iniziato a sperimentare sul campo come le riflessioni critiche elaborate possano aiutare a ricostruire un senso dello spazio e, contemporaneamente, l’abitante a divenire cum-cives. Questo libro continua il percorso dedicato all’identificazione delle nuove fenomenologie legate al formarsi della città globale e quindi al tema della ricerca di una possibile, auspicabile, identità individuale e collettiva, sostenibile sia riguardo le risorse naturali che socialmente. Se ciò lo si riuscirà a realizzare in territori oggi cosí problematici, resi ancor più distanti da opzioni economiche non troppo lontane, allora la parola speranza è lecita per l’urbanistica moderna e quindi per il bene pubblico, anzi, per il bene comune primo che è la città.

Si parla di Meridione, della Calabria: lo stesso Escher (di cui il è il disegno del 1931 in copertina ) era più attratto dall’architettura del Meridione – con le sue influenze arabe – che da quella barocca o rinascimentale”

L’invito

 

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