Audizione INU alla Camera dei Deputati
7/06/2012
L’INU ribadisce il sostegno ad una urgente legge nazionale sui principi fondamentali per il governo del territorio
Il 7 Giugno 2012 l’Istituto Nazionale di Urbanistica è stato audito nella VIIIª Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei Deputati.
L’INU era rappresentato dal prof. Giuseppe De Luca, Segretario Generale, e dal prof. Carlo Alberto Barbieri, Presidente della Commissione nazionale INU “Sviluppo operativo del piano e risorse della città” e membro del consiglio Direttivo dell’Istituto.
L’INU, alla luce del grave ritardo nel dare corso al dettato costituzionale della modifica del Titolo V del 2001, ha ribadito il suo sostegno ad una necessaria iniziativa Parlamentare che urgentemente espliciti, mediante legge nazionale, i principi fondamentali per il governo e la pianificazione del territorio, riferiti all’evoluzione della società contemporanea, dell’economia, dei territori e delle città, nonché dei percorsi legislativi concorrenti delle Regioni italiane.
L’INU ha ricordato che fin dal 2008 è stata offerta alla discussione delle Istituzioni, delle forze politiche parlamentari e del mondo tecnico e culturale, una proposta organica di normativa che alcuni membri dell’VIIIª Commissione hanno avuto modo di apprezzare e fare in parte propria, riconoscendola come una significativa piattaforma di lavoro.
L’INU ha espresso la preoccupazione per l’episodicità di interventi e provvedimenti finanziari nonché delle stesse apprezzabili prime disposizioni legislative sui temi della città, dell’urbanistica e della pianificazione; una situazione che rende disarticolata, parziale e con rischi di contraddittorietà, l’elaborazione di politiche pubbliche per il territorio.
Per l’INU è essenziale riprendere in mano il nodo non risolto dell’uso del suolo e dell’edificabilità di esso.
Due sono i fattori rilevanti da prendere in considerazione:
– l’elaborazione di principi come strumento di certezze nei confronti degli istituti giuridici di governo della proprietà privata e di efficace garanzia per il reperimento delle dotazioni urbanistiche compresa l’edilizia residenziale sociale;
– la tutela (o “messa in sicurezza”) delle riforme messe in atto, in quest’ultimo decennio, dalle Regioni italiane che hanno generato un’innovazione negli strumenti della pianificazione e nelle procedure della loro approvazione, una più impegnata difesa del suolo, una più forte attenzione al paesaggio e la significativa sperimentazione nei confronti della perequazione urbanistica (e in taluni casi della perequazione territoriale), intesa come equo trattamento di tutti i proprietari con contemporanea acquisizione di risorse per la città pubblica. Ciò ha generato anche uno sprawl normativo che sta producendo una quantità incredibile di strumenti con differente valenza normativa, per contenuti, procedure ed efficacia che dovrebbe essere superato; è una situazione che allontana, piuttosto che avvicinare, i cittadini e gli operatori al governo del territorio e lo stesso controllo del principale bene comune che abbiamo.
E quattro dovrebbero essere i punti fondamentali su cui legiferare:
– consolidare giuridicamente la perequazione, la compensazione urbanistica e la certezza relativa all’edificabilità assegnata dal piano, alla sua trasferibilità e commercializzazione.
– consentire dunque ai Comuni di affrontare l’acquisizione di aree e spazi pubblici attraverso un apparato normativo certo e senza costringerli a “vendere edificabilità” per acquisire standard e risorse per la città pubblica, consentendo in ultima analisi di governare il territorio, considerandolo come il principale bene comune che abbiamo.
– avviare processi di riqualificazione e manutenzione urbana della città esistente e di contenimento del consumo di suolo agricolo ed ambientale con forme di limitazione, mitigazione, compensazione e imposizione di fiscalità degli impatti ambientali provocati
– Consentire, più in generale, un riordino della fiscalità locale (ed in particolare quella connessa all’urbanistica) con una specifica attenzione ad una riforma degli oneri di costruzione e di urbanizzazione; con riferimento al consumo di suolo, tenendo presente che esso, per l’impatto che determina su una risorsa non rinnovabile, dovrebbe generare un contributo di tutela del suolo e di rigenerazione urbana, legato alla perdita di valore ecologico, ambientale e paesaggistico che determina.