Io resto a casa. Ma come?
10/04/2020
“Io resto a casa”, è lo slogan e l’invito letto e sentito innumerevoli volte nell’ultimo mese, da quando le misure di distanziamento sociale emanate per contrastare l’epidemia da coronavirus sono state estese a tutto il Paese. Ma la casa, e le politiche che la riguardano, che impatto ricevono da questa emergenza? Emerge la consapevolezza di un loro necessario rafforzamento?
Il tema merita di essere affrontato su più livelli e da più punti di vista. Laura Pogliani, responsabile della Community dell’Istituto Nazionale di Urbanistica “Politiche per l’abitare sociale”, sottolinea che è “il modello di sviluppo che abbiamo perseguito finora che è andato in crisi. Questo momento di arresto e di crisi edilizia e in generale economica, stimola necessarie riflessioni. E’ inevitabile che dovremo fare i conti con una flessione del mercato immobiliare, e questo si avvertirà in negativo specialmente in alcune aree del Paese dove il contributo del settore è centrale e dinamico, penso a Milano”.
Come sempre accade saranno i più deboli a dovere fare maggiormente i conti con le conseguenze della crisi economica: “Per quanto riguarda la questione della casa, le condizioni di fragilità si riscontrano sia nei grandi centri che nelle aree periferiche. Andranno ancora più in crisi, e la crisi si manifesterà su due fronti, quello dell’affitto e quello della proprietà”, che sconteranno la compressione dei redditi.
Pogliani cita al riguardo i dati rielaborati dal laboratorio MAUD (Mapping Urban Data), di cui fa parte, nell’ambito del Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico di Milano e in corso di pubblicazione nell’ultimo Rapporto dal Territorio INU. Emerge che la quota di abitazioni in affitto è abbastanza consistente nel nostro Paese nelle grandi città e aree metropolitane (la quota è attorno al trenta per cento, con la punta del 38% che si riscontra a Napoli). Per la responsabile della Community dell’Inu “l’affitto, quindi in misura prevalente in queste aree, potrebbe diventare un costo al di fuori del budget familiare a rischio di contrazione per la crisi. E’ vero che in alcuni casi è il soggetto pubblico che affitta, e quindi si potranno individuare misure di mitigazione, ma nel caso dei privati locatori le tensioni potranno aumentare”.
Nei casi in cui l’alloggio è di proprietà, emergeranno con più forza le questioni legate alla manutenzione, i cui costi diventeranno ancora al più fuori dalla portata delle famiglie e non potrà che accentuarsi la questione del difficoltoso processo di rinnovo di un patrimonio edilizio generalmente vecchio.
In generale, spiega Pogliani, l’emergenza sanitaria e la crisi economica che l’accompagna porteranno in luce “questioni da tempo trascurate che diventeranno ancora più gravi. Occorrerebbe pensarci e affrontarle da subito, ragionare in termini di investimenti. Su certi settori non se ne fanno da tempo. Penso alla casa popolare e alla casa sociale in senso lato, a servizi di base che richiedono risorse come l’edilizia scolastica e i servizi assistenziali che fanno parte del welfare, come l’assistenza agli anziani e l’assistenza ospedaliera. Non è forse emerso con forza che occorrono presidi territoriali più diffusi? Ci sono delle questioni che sono un po’ sommerse da tempo: diventeranno un po’ di più, per così dire, senso comune”.
Un’ultima riflessione che deriva anche dal ruolo di docente universitaria: “Diamo per scontato che tutta la didattica, scolastica e delle università, può e potrà svolgersi su Internet. Ma dimentichiamo spesso che la dotazione delle infrastrutture di base in generale va potenziata. Penso alle aree interne. Comunque si può dire che diventa prioritario, anche nel momento in cui si pensa a una transizione verso nuovi luoghi, strumenti e modalità, garantire a tutti un accesso alle infrastrutture e alla formazione di base”.
Se uscire di casa, si potrebbe concludere, e usufruire dello spazio e degli spazi pubblici a tutti i livelli è anche la possibilità di avvalersi di diritti sociali, come si sposta questa opportunità nella abitazioni di tutti, anche dei più deboli? L’interrogativo è aperto, i livelli molteplici.
Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica