Il MAC che rivoluziona l’agricoltura urbana. Entra nel vivo la scommessa del Monterusciello Agro City a Pozzuoli

12/03/2020
La cosiddetta emergenza coronavirus sta influendo sull’organizzazione della vita nelle nostre città. Tra le questioni che sono emerse ci sono il tema della salute dei cittadini ma anche, a livello naturalmente “di scuola”, quello degli approvvigionamenti alimentari. L’assalto ai supermercati di lunedì notte dimostra come la sicurezza alimentare è fonte di preoccupazione in momenti di crisi come questo.

A Pozzuoli, in provincia di Napoli, sta entrando nel vivo proprio in questi giorni un progetto finanziato dall’Unione europea che coinvolge entrambi questi aspetti, ed è anche una buona pratica che testimonia le  potenzialità di un’urbanistica dal carattere innovativo.

Monterusciello Agro City (MAC) nasce dall’intuizione dell’assessore al governo del territorio del Comune campano, Roberto Gerundo, docente di tecnica urbanistica all’Università di Salerno e componente, con ruolo di proboviro, del Consiglio direttivo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica.

Monterusciello si trova nel territorio del Comune di Pozzuoli, è una città di fondazione, realizzata nel 1985 a seguito della ricollocazione delle popolazioni per di fenomeni di bradisismo. Monterusciello venne progettata e realizzata dallo Stato, che a tempo di record riuscì a mettere in piedi abitazioni e servizi essenziali, salvo “rimandare” la realizzazione di attrezzature di livello superiore, come università e grandi impianti sportivi, che non furono più finanziate. Gli spazi destinati a essi, per una notevole dimensione complessivamente di 57 ettari, rimasero vuoti, per andare a formare quello che Gerundo definisce “un paesaggio dell’abbandono”. In alcuni casi sono stati occupati abusivamente, altre volte hanno ospitato discariche, vegetazione selvatica, oppure spesso hanno dato luogo a incendi con danni e rischi per la popolazione. Gerundo, diventato assessore nel 2012, si chiese se non potesse essere l’agricoltura urbana la risposta al problema: “Ci confrontammo con le organizzazioni datoriali e sindacali del settore, dando di fatto il via al progetto. Non si trattava di fare orti urbani, ma piuttosto di riuscire a raggiungere obiettivi sistemici come la creazione di occupazione attraverso la coltivazione di prodotti locali per alimentare la rete di distribuzione sul territorio a servizio del circuito eno-gastronomico”. Per fare fronte alle difficoltà che si riscontrarono nella fase di avvio risultò decisivo il bando europeo, uscito nel 2015. L’anno successivo il Comune si aggiudicò il finanziamento, e nel 2017 il progetto europeo è partito, in ottica sperimentale, prendendo il nome di MAC 2017. Si tratta di un programma europeo di nuova fattura (Urban innovative action), che rientra nella “linea di contrasto” alla povertà urbana. Pozzuoli è stata l’unica città italiana del Sud ad aggiudicarselo, le altre sono state Milano, Torino e Bologna, su 18 grandi città europee. Il finanziamento complessivo ammonta a cinque milioni di euro.

“Agli obiettivi citati – spiega Gerundo – che riguardano l’agricoltura urbana, i prodotti tipici, l’alimentazione della filiera enogastronomica, si aggiunge quello della ricostruzione del paesaggio urbano. Le colture ridisegnano il paesaggio. Olivi, viti, pomodori, ciliegi, agrumi: saranno tutti su suoli in vista, in rapporto diretto con le abitazioni. E’ la costruzione di una nuova architettura naturale, di un paesaggio di pregio”.

In questa fase si stanno arando i suoli. In precedenza si è provveduto a sviluppare un “progetto agronomico di utilizzazione produttiva”, valorizzando le vocazioni di ciascun suolo. Si sono sviluppate anche attività di formazione per 160 giovani (under 29) per dare loro competenze in agricoltura urbana sostenibile nella modalità permacolturale, quella che prevede una rotazione che punta al minore impatto ambientale possibile. Le attività di formazione sono all’ultimo ciclo. Si concluderanno nelle prossime settimane i lavori di riqualificazione di una piazza dove si insedierà il “quartiere generale del MAC”, dove si continuerà a fare formazione e si governerà la macchina, ovvero la coltivazione dei suoli e la commercializzazione dei prodotti. Si prevede anche di bandire borse di studio per favorire la nascita di startup connesse al progetto e nel frattempo si è dato vita ad una Consulta agrourbana per mettere in relazione il progetto con la cittadinanza attiva.

Il progetto europeo si esaurirà nel 2021, ma si punta per allora ad avere messo in piedi una “macchina” autonoma e autosufficiente, quella che l’assessore definisce “una azienda agricola stabile, governata dal Comune, un organismo urbano che fa agricoltura. Diventiamo l’unico Comune in Italia a fare politiche agricole e agricoltura urbana in modo strutturato su suoli di dimensioni significative, a produrre economia e occupazione su un capitale fisso sociale di proprietà comunale”. Al di là dei primati amministrativi, la nascitura azienda avrebbe una mole significativa anche in confronto a quelle che sono le dimensioni delle imprese agricole che operano nei territori costieri, che hanno a disposizione terreni delle dimensioni medie che si aggirano attorno ai due ettari, rappresentando per queste ultime ulteriore occasione di sviluppo attraverso la creazione delle indispensabili economie di scala”.


Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

Articolo pubblicato in: Comunicazioni, In Evidenza, InuInforma, NL
 

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