L’INU sul Piano nazionale per le Città

10/09/2012
Va sicuramente considerata positivamente la tempestività con cui il Governo sta dando corso all’attivazione operativa del “Piano nazionale delle Città”: infatti dopo poco più di un mese dal DL 22 giugno 2012 n. 83, il 3 agosto ha emanato il DM attuativo del Piano ed istitutivo dell’indispensabile Cabina di regia (per la valutazione delle proposte che i Comuni dovranno inviare entro il 5 ottobre), cui l’8 agosto ha fatto seguito la conversione del DL 83 nella Legge 134 (GU 187 dell’11.8.12) ed infine il Governo ha fissato per il 7  settembre la data per l’insediamento della Cabina di regia qui in parola.

Coerente con il DL 83/12 appare il contenuto del DM attuativo del 3 agosto e la disciplina relativa alla composizione, modalità di funzionamento e criteri cui attenersi nella classificazione e valutazione delle proposte provenienti dai Comuni, della Cabina di Regia. Ci si poteva forse aspettare qualche maggiore indicazione sul format, contenuti ed efficacia del nuovo strumento operativo introdotto e costituito dal Contratto di valorizzazione urbana (ma forse è meglio così lasciando aperta una strada di sperimentazione e flessibilità).

A proposito della composizione della Cabina di Regia, interessante ed opportuna è la previsione di cui al comma 2 dell’art. 2 del DM attuativo del 3 agosto 2012 (“Possono altresì essere chiamati a partecipare alle attività della Cabina di regia in qualità di osservatori o con funzioni consultive, qualora necessario, rappresentanti di altre amministrazioni od Enti ed esperti di settore”), rispetto alla quale l’INU si candida per quel ruolo di osservatore con funzioni consultive (in qualità di Ente di alta cultura urbanistica e dei suoi soci come esperti di settore).

Con riferimento alla Legge 134/12, di conversione del DL 83, positivamente va inoltre considerato:

-sia l’inserimento fra i criteri di valutazione e selezione, di cui all’art 12 comma 3, di un criterio esplicitamente riferito al contenimento del suolo inedificato;

-sia l’obbligo di riferire periodicamente in Parlamento sull’attività della Cabina di Regia;

-sia, soprattutto, la istituzione del nuovo Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU) che rappresenta un’assoluta positiva novità nell’ordinamento dello Stato e nell’organizzazione dell’attività di Governo in un campo come quello della Città e delle politiche urbane per lo sviluppo del Paese.

Restano peraltro ancora aperte alcune perplessità, riguardanti il “Piano nazionale delle Città” in quanto tale, che l’INU ha già evidenziato fin dalla predisposizione del DL 83 e sulle quali intende offrire un proprio contributo di elaborazione e riflessione critica e propositiva:

1) la modesta entità delle risorse economiche pubbliche effettivamente messe a disposizione dal Governo (224 milioni di € spalmati su 6 anni), pur dovendosi considerare il realistico effetto volano  nei confronti del co-finnziamento pubblico locale e soprattutto (si spera) dell’investimento e delle risorse private che dovrebbero dilatare non poco l’entità economica complessiva;

2) oltre alle scarse risorse pubbliche in gioco, sembra un po’ enfatizzato parlare di un “Piano nazionale per le Città”, che può essere costituito da un insieme abbastanza eterogeneo di interventi relativi ad una molteciplità (forse eccessiva) di oggetti che possono fruire dei (pochi) finanziamenti pubblici, piuttosto che produrre e sostenere quel pacchetto integrato di azioni efficaci per la riqualificazione urbana, il miglioramento infrastrutturale, l’efficientamento energetico, la realizzazione di scuole o parcheggi, il social housing,… (sono gli obbiettivi e campi di intervento dell’art 12 della Legge 134) che il Piano dichiara di proporsi;

3) Uno sguardo troppo limitato al breve periodo e condizionato dall’urgenza, cantierabilità e spendibilità degli interventi più che dallo spessore e valore dei progetti (ad esempio, un esplicito riferimento a considerare come attivazione precoce di progettualità in vista di auspicabili nuove politiche urbane UE della Programmazione 2014-2020, doveva essere esplicitamente fatto);

4) Per il successo del Piano, forse potrebbe costituire un elemento di sottovalutazione di problematicità, in una prospettiva di un’utile governance collaborativa fra Istituzioni, la conferma della scelta che il DL 83 aveva fatto, di operare in “presa diretta” fra Governo e Città, con un rapporto con le Regioni, su una materia come quella della riqualificazione urbana, limitato alla presenza di 2 rappresentanti della Conferenza delle Regioni nella Cabina di regia (sia pur con peso ponderato).

5) In ultimo, ma non certo per ultimo, l’INU si sarebbe aspettato (almeno nella conversione in legge del DL 83) un cenno di consapevolezza del Governo (di cui certamente se ne apprezza l’impegno nei confronti del Paese, la competenza, la credibilità) sulla opportunità, necessità ed urgenza di offrire al Paese, con il Parlamento, una struttura di principi, obbiettivi e regole fondamentali per la pianificazione ed il governo del territorio (che attende la indispensabile legge nazionale dal 2001, per non dire dalla nascita della Repubblica nel 1947! e cioè dalla modifica del Titolo V della Costituzione); un telaio cui, se esistesse, si potrebbero positivamente riferire anche provvedimenti come lo stesso “Piano nazionale delle Città”.

Il documento

 

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