Carta della Partecipazione, il viaggio continua
16/02/2016
Per la Carta della Partecipazione è arrivato il momento della primavera. Sono passati circa cinque mesi da quando l’Istituto Nazionale di Urbanistica, assieme a un drappello di associazioni, presentò presso la Camera dei deputati un documento sintetico che puntava a rendere la partecipazione dei cittadini alle decisioni un processo organizzato ed efficace, effettivo, stabilendo dei principi che lo mettessero al riparo dal costituire una pratica fittizia, una sorta di simulacro attraverso il quale amministrazioni, organizzazioni, gruppi di pressione, movimenti a volte cercano di forzare le decisioni ottenere vantaggi e rendite di posizione. Le adesioni oggi sono già una ventina: si contano Enti pubblici e associazioni, che hanno sottoscritto il documento perché ne condividono i principi o perché lo intendono spendere concretamente in un percorso in atto.
Tra di essi c’è il Comune di Ferrara che ha avviato un cammino sin dal 2010, puntando sulla partecipazione, tra le altre cose riattivando l’Urban center per renderlo strumento per favorire il coinvolgimento dei cittadini su questioni specifiche, come il recupero del centro storico piuttosto che la ricostruzione di una scuola dopo il sisma. L’assessore all’Urbanistica Roberta Fusari spiega che “il problema era la scarsa chiarezza sul significato di partecipazione. Spesso viene confusa con l’informazione o si viene accusati di usarla per il proprio interesse. La promozione della Carta della Partecipazione è stata l’occasione giusta per ribadire a chi lavora con noi che cosa intendiamo per partecipazione, e dare ad essa nuovo impulso ed efficacia”, così Il 28 aprile prossimo, a Ferrara, in una giornata pubblica si adotterà formalmente il decalogo della partecipazione.
La Carta è stata di aiuto diretto anche all’associazione Officina d’architettura, attiva a Spoleto: Alessandro Bruni, che per conto dell’associazione ha curato l’adesione, spiega “che questa rientra in una attività di sensibilizzazione verso la cultura del progetto partecipato nei processi di trasformazione urbana”. Anche in questo caso, come in quello ferrarese, l’adozione della Carta coincide con un evento, l’inaugurazione dell’Urban center fondato proprio da Officina, il 29 febbraio prossimo. Bruni la definisce “una esperienza locale di partecipazione, ma anche una occasione di costruzione di una rete sovralocale di condivisione di un percorso comune: in tal senso ci è sembrato che l’adesione alla Carta potesse fornire il mezzo e lo strumento per una condivisione sia di un metodo che di una più ampia diffusione della cultura della partecipazione”.
Convinta anche l’adesione del Consiglio di Quartiere 4, a Firenze, tanto che sottoscrivendo la Carta l’assemblea, attraverso una votazione, ha chiesto che il Consiglio comunale fiorentino facesse altrettanto. Spiega il presidente, Mirko Dormentoni: “La partecipazione per noi è Il metodo. Lo abbiamo scritto a chiare lettere nel nostro programma di mandato e lo stiamo attuando in diversi casi, soprattutto per una serie di opere pubbliche, dalla riqualificazione delle piazze a quella di alcuni giardini al più grande percorso che porterà alla rigenerazione urbana della grande area della caserma dismessa Gonzaga – Lupi di Toscana”.
Le adesioni sono stimolate però anche attraverso il lavoro diretto di chi crede nel percorso e nei principi affermati nel documento. In testa ci sono i componenti della Commissione Inu “Governance e diritti dei cittadini”, coordinata da Donatella Venti. Tra loro, Ignazia Pinzello, che in Sicilia ha coinvolto una serie di Comuni. Tiene a ricordare il caso di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo, nel Belice, l’area colpita dal terremoto del 1978. Qui la Carta è diventata un pilastro e un punto di riferimento, per il Comune, per avviare nel territorio un processo di crescita e risanamento, economico, sociale e ambientale. Pinzello si spende in prima persona: “Dobbiamo fare in modo che i cittadini partecipino alle scelte e alle decisioni. Tutto il Belice si sarebbe potuto risollevare, dopo il terremoto del 1978, attraverso una maggiore coinvolgimento e partecipazione dei cittadini”. Attraverso l’ascolto, dice Pinzello, le scelte si calibrano. Un esempio concreto: “Non dobbiamo parlare solo di quantità ma di qualità degli spazi. A che serve il verde se non è raggiungibile?”.
Nessuno meglio di chi vive il territorio è in grado di segnalare ai decisori le criticità e i bisogni, per questo più che utile è fondamentale che parli, ma lo faccia senza che la sua voce si confonda o si disperda. Questa a ben vedere è l’ambizione della Carta della Partecipazione, che ha già cominciato a dispiegare i suoi effetti e i suoi dieci principi rendendo tanti nostri sede di applicazione e sperimentazione di buone pratiche.
Tutte le informazioni sul percorso di elaborazione partecipata della Carta, facilitato da Chiara Pignaris per la Commissione INU Governance e diritti dei cittadini, e il materiale utile (tra cui uno schema di delibera predisposto sia per gli enti pubblici che per le associazioni) per aderire alla Carta è sul sito web dell’Inu, al link
http://www.inu.it/la-carta-della-partecipazione/