La sfida della società civile per dare un diritto ai suoli europei, l’Inu nel fronte che lancia “People4Soil”
18/06/2015
Ogni giorno nell’Unione Europea spariscono 3 chilometri quadrati di territorio, soprattutto agricolo, per effetto della crescita di urbanizzazioni e di infrastrutture. Come dire che in un anno scompare sotto il cemento una superficie europea che, se conservata e coltivata, potrebbe produrre l’equivalente di 4 miliardi di razioni giornaliere di cereali per l’alimentazione umana. I territori urbanizzati o comunque sottratti agli usi agricoli e forestali già oggi occupano un’estensione pari a quella della Gran Bretagna. Il consumo di suolo è solo il più evidente dei problemi che affliggono il territorio europeo: a questa perdita si aggiungono altre forme di degrado e di perdita di fertilità, dall’erosione all’inaridimento, ai rischi di desertificazione sempre più concreti nei Paesi mediterranei, come effetto del cambiamento climatico in corso. Grandi superfici sono poi divenute inadatte alla coltivazione, per effetto di inquinamenti e di dismissione di attività industriali o minerarie.
E’ con queste premesse che oggi nel padiglione della società civile in Expo, la Cascina Triulza, è stata presentata la campagna “People4Soil”, promossa da una eterogenea coalizione formata da diversi attori del terzo settore. Il progetto è stato illustrato dai rappresentati delle associazioni promotrici: Damiano Di Simine (presidente Legambiente Lombardia), Dario Olivero (presidente CIA provincia di Milano), Claudio Celada (LIPU), Andrea Arcidiacono (INU – CRCS) e Paolo Petracca (presidente ACLI provincia di Milano e MonzaBrianza). L’iniziativa, che ha ottenuto il sostegno di Fondazione Cariplo, ha uno scopo preciso: realizzare il network europeo di cittadini che hanno a cuore la tutela del suolo. E, attraverso questa rete, avviare una campagna popolare che induca il Parlamento Europeo a prendere in esame il dossier suolo e l’elaborazione di una direttiva, completando il quadro del diritto ambientale comunitario.
Il consumo e il degrado dei suoli non sono infatti un problema solo italiano, ma una questione europea, fino ad oggi elusa dall’istituzione parlamentare dell’Unione, che non ha mai legiferato in materia di tutela dei suoli, nonostante le molte preoccupazioni espresse in molte occasioni dalla stessa Commissione Europea. Eppure il suolo è una risorsa scarsa e preziosa per il nostro continente: la CE stima infatti che la land footprint, ovvero la superficie territoriale necessaria a far fronte all’approvvigionamento di materie prime e di prodotti alimentari dei 500 milioni di cittadini europei, occupa un’area pari ad oltre il doppio della effettiva dotazione di territorio agricolo dei Paesi Membri dell’Unione, un dato in preoccupante crescita. Questo significa che l’intera Europa vive “a debito” dei suoli di altri continenti, contendendo i prodotti agricoli alle comunità locali e concorrendo alla deforestazione, all’inaridimento e alla perdita di ecosistemi naturali in altre parti del pianeta. Lo spreco di suoli è ancor più inaccettabile dello spreco di cibo, trattandosi di una risorsa non rinnovabile.
Non bisogna poi dimenticare tutte le altre funzioni del suolo, da cui dipende l’espressione della biodiversità europea e il nostro stesso benessere attraverso la fornitura di “servizi ecosistemici” che siamo ancora poco abituati a considerare. Basti pensare alla mitigazione dei cambiamenti climatici: i suoli europei contengono, sotto forma di sostanza organica, una quantità di CO2 equivalente a quella che viene immessa in atmosfera, alle condizioni attuali, in cinquant’anni da tutte le industrie, le utenze civili e i mezzi di trasporto circolanti in Europa. E’ facile immaginare quali conseguenze possa determinare la perdita di superfici agricole e forestali, e ancor più incomprensibile l’inazione che fino ad oggi ha contraddistinto i livelli legislativi sia dell’UE che degli Stati Membri, inclusa l’Italia, il cui disegno di legge è fermo ormai da anni nelle anticamere parlamentari.
“Abbiamo scelto di lanciare la nostra campagna da quella che dovrebbe essere la piazza ideale per i temi della sostenibilità e del cibo per tutti gli abitanti del pianeta – dichiarano i promotori di People 4 Soil – . Certo non possiamo fare a meno di prendere atto delle contraddizioni di un grande evento in cui il tema del suolo non è ancora entrato, se non per le grandi opere realizzate in suo nome, che hanno asfaltato e distrutto migliaia di ettari di suolo agricolo in una delle pianure più fertili d’Europa. Perciò pensiamo che il messaggio della Carta di Milano debba contemplare anche la sfida affinché ogni Paese faccia la sua parte nel mantenimento del suolo da cui dipende la vita sul nostro pianeta e chiediamo che il nostro Paese dia il buon esempio, impegnandosi da subito ad approvare entro il 2015, Anno Internazionale dei Suoli, una buona legge per fermare il consumo di suolo”.