Città metropolitana. I nodi nell’incontro Inu – Ordine di architetti a Napoli
18/07/2014
Esperti, politici, professionisti e cittadini comuni si interrogano da tempo sulle caratteristiche e sulle funzioni della città metropolitana, che, da mera astrazione giuridica presente solo in codici e norme, si appresta a diventare realtà politica, istituzionale e programmatica per i nostri territori. Si è parlato di città metropolitana, con particolare riferimento all’urbanistica, nella tavola rotonda promossa il 16 luglio dall’Ordine degli Architetti di Napoli e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica: nella sede dell’Ordine nel capoluogo campano, in piazzetta Matilde Serao 7, rappresentanti delle istituzioni, politici e professori universitari, dinanzi ad una numerosa platea di ascoltatori, si sono interrogati sul futuro che, tra teoria e prassi, spetterà ai nostri territori con il graduale ed inesorabile passaggio dalle province alle città metropolitane.
Se il padrone di casa, il prof. arch. Salvatore Visone (presidente dell’Ordine degli Architetti di Napoli) ha insistito sulla necessità che “politici, professionisti ed associazioni collaborino perché la pianificazione metropolitana sia un’occasione per migliorare, e non rallentare, la tutela e l’ammodernamento del patrimonio urbanistico ed edilizio locale”, i relatori accademici hanno analizzato il concetto di città metropolitana, ponderandone non soltanto le caratteristiche culturali ed identitarie, ma soprattutto le coordinate operative.
Il prof. Francesco Domenico Moccia (ordinario di urbanistica all’ateneo fridericiano e presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Campania) ha individuato due grandi obiettivi prioritari nella pianificazione metropolitana: il policentrismo e la creazione di un sistema di grandi reti di connessione. Il piano metropolitano, dunque, dovrà essere strategico, concentrato, autorevole, partecipato, con proiezione temporale a medio termine, soggetto a VAS e rivolto al risultato. E’, questo, un orizzonte ambizioso in una regione che, come la Campania, da tempi lontani combatte con lo stallo dell’evoluzione normativa, la complessità dell’assetto territoriale e la difficoltà di una tutela rigorosa che allontani la minaccia degli abusi: la città metropolitana migliorerà di fatto, la perfomance nella pianificazione urbanistica?
Se Francesco Sbetti (Università di Ferrara), Paolo La Greca (Università di Catania) ed Antonio Acierno (Università Federico II), introdotti dalla moderatrice del dibattito arch. Marichela Sepe (vicepresidente INU Campania), hanno esaminato alcuni case studies metropolitani tra Venezia – con l’interessante proposta di fusione con Padova e Treviso. Firenze, Catania e modello catalano, Roberto Gerundo (Università di Salerno) ha riportato l’attenzione sulla peculiarità campana: “La nostra regione, tramite le amministrazioni territoriali, sta tentando di proporre soluzioni organizzative nelle aree geograficamente vaste. Ma è ancora poco, perché la sensibilità rispetto ai temi della pianificazione, tra criticità ed opportunità, deve essere incrementata soprattutto nelle nuove generazioni”.
Presenti, in sala, tre sindaci di alcuni comuni del napoletano: l’on. Francesco Gaudieri (sindaco di Villaricca), l’on. Geremia Biancardi (sindaco di Nola) e l’on. Ludovico de Luca (primo cittadino di Qualiano), che hanno testimoniato la volontà operativa delle amministrazioni locali che agiscono nonostante i tempi e le modalità non sempre chiari della burocrazia auspicando che la città metropolitana non sia un altro modo per aumentare e responsabilità e sottrarre risorse ai comuni, ma uno strumento operativo si supporto allo sviluppo.
E se la proposta suggestiva dell’arch. Silvia Viviani (Presidente Nazionale INU) di organizzare un festival italiano della città metropolitana viene accolta con favore dal pubblico, è il prof. arch. Vincenzo Meo (vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Napoli) a lanciare una provocazione: “Si parla da oltre un ventennio di pianificazione, ammodernamento e semplificazione delle aree metropolitane. Ma la vera scommessa resta che le città metropolitane del futuro siano accoglienti per le nuove generazioni e, proprio grazie al territorio, diano occasioni di sviluppo e lavoro”.