Governo del territorio, l’INU propone alla Regione FVG una nuova organizzazione
01/07/2014
Un salto di qualità nel governo del territorio regionale che, sfruttando il riassetto innescato dalla riforma degli Enti Locali, superi la perenne provvisorietà urbanistica degli ultimi venti anni e dia finalmente alla Regione Friuli Venezia Giulia un definitivo ed efficiente telaio su cui impostare il rilancio dei proprio territorio, incentrato sulla dimensione dell’Area Vasta. E’ questo lo spirito del documento che la sezione Friuli Venezia Giulia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica ha sottoposto all’attenzione della Presidente della Regione, dei componenti della Giunta e del Consiglio regionale e di tutti i Sindaci della Regione.
Nel documento si prende atto dell’estrema volatilità delle decisioni regionali in materia di governo del territorio e pianificazione urbanistica, che da vent’anni vengono regolarmente prese a ogni legislatura, per poi essere disfatte e reimpostate nella successiva (vedi BOX). E’ un modo di agire e governare che chiaramente mostra la corda, visto che non dà certezze agli operatori economici e istituzionali e rallenta l’efficienza delle decisioni. L’INU Friuli Venezia Giulia ritiene che la Regione abbia l’opportunità di segnare un cambio di passo e di metodo. La Regione dovrebbe farsi carico di impostare al più presto uno schema di competenze e organizzazione territoriale che sia al passo con i tempi e alle sfide che i Comuni e i territori si trovano ad affrontare, sfide che richiedono velocità nelle decisioni e un rapporto sempre più stretto con ambiti territoriali molto più vasti della dimensione comunale.
Il Presidente dell’INU Friuli – Venezia Giulia Eddi Dalla Betta afferma: “E’ convinzione di questo Istituto che la riforma degli enti locali non possa non andare di pari passo con la riforma del sistema di pianificazione territoriale ed urbanistica, che superi così il suo attuale confuso regime transitorio, che dura ormai da troppi anni. E per entrambe le riforme lo snodo chiave è rappresentato dall’Area Vasta (o come si voglia chiamare l’ambito sovracomunale adeguato alle nuove esigenze di governance) come momento di sintesi di una visione progettuale volta al futuro, al rilancio di una realtà territoriale che passi attraverso la valorizzazione delle diversità e delle peculiarità che contraddistinguono gli ambiti della regione. Ad avviso dell’INU le forme associative tra Comuni, oltre agli obiettivi di maggior efficienza dei servizi e della gestione amministrativa in generale, devono aprire alla possibilità di progettare e pianificare lo sviluppo del proprio territorio, compensando le esigenze della competitività con quelle della coesione territoriale e sociale”.
Non c’è dubbio che lo snodo da cui partire sia la riforma degli enti locali, che ne riorganizzi i livelli e il rapporto tra di loro e con la Regione. La riforma può essere l’opportunità di affermare un nuovo modello di governo anche nel campo della pianificazione territoriale ed urbanistica. Il cuore di questo modello può essere l’Area Vasta, che avrebbe il compito di superare la sempre più frequente inadeguatezza del livello di pianificazione urbanistica comunale e di favorire un confronto più efficace tra i Comuni e la Regione.
La sezione regionale dell’INU propone di suddividere il territorio regionale in un numero di “ambiti di Area Vasta” sufficientemente grandi e articolati anche riprendendo proposte già avanzate da parte della Regione.
Gli ambiti dovrebbero poter attuare il proprio disegno di sviluppo sostenibile attraverso un Piano strutturale di Area Vasta che viene poi attuato dai singoli Comuni sul proprio territorio attraverso un Piano operativo, “Piano del Sindaco”. Il Piano strutturale di Area vasta è elaborato ed attuato dai Comuni associati nelle forme che la Regione stabilirà, verificandone anche la coerenza con il disegno e i contenuti definiti dal Piano territoriale regionale, che esprimerà il disegno del nuovo sistema di pianificazione regionale.
Questo processo va accompagnato da una legge di riforma del governo del territorio per superare questa lunga fase di confusa transizione, proprio ora che si sta rivedendo l’assetto istituzionale del sistema – regione. Una legge che, insieme ai nuovi principi generali definisca con chiarezza ruoli e competenze dei due soggetti della pianificazione (Comuni e Regione) e con altrettanta chiarezza dei contenuti e delle modalità di attuazione dei tre tipi di piano (regionale, di Area Vasta e comunale) di cui si ritiene indispensabile che il sistema di pianificazione regionale si doti.
La lettera alle istituzioni
Il documento
BOX: L’Odissea dell’urbanistica regionale, ovvero la tela di Penelope
A livello regionale ricordiamo negli anni alcune esperienze:
– nel 1997 il Piano Territoriale Regionale Generale, era concluso ma non ha mai visto la luce.
– nel 2003 si era nella fase di definizione del Piano Territoriale Regionale Strategico e della relativa legge che lo legittimava nella sua forma e nei suoi contenuti. Piano abbandonato con il cambio di amministrazione.
– nel 2007 è stata approvata la nuova LUR 5/2007 che ha sostituito la gloriosa 52/1991. Sulla base di questa nuova legge, nel 2008 ha visto la luce il Piano Territoriale Regionale. Strumento adottato e mai approvato dalla nuova amministrazione regionale che nel frattempo si era insediata.
– Infine nel aprile 2013 è stato approvato il Piano di Governo del Territorio e la sua entrata in vigore sarà a partire dal 1° gennaio 2015. Di fatto mancano sei mesi all’entrata in vigore e non si sa quale sia il futuro di questo piano.
Per informazioni
Andrea Scarchilli
Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica
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