Otto edizioni di ComuniCiclabili: il progetto della FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) è oramai un riferimento nel panorama nazionale delle iniziative per la mobilità sostenibile.
Attraverso ComuniCiclabili le città possono mettersi in gioco e aderire a un percorso nell’ambito del quale FIAB misura la loro “ciclabilità”, ovvero l’efficacia nel mettere in campo politiche e interventi a beneficio della mobilità in bicicletta. La valutazione, unita ai suggerimenti, è un utile strumento e stimolo per migliorarsi, anno dopo anno. Lo schema funziona, se si pensa che le circa 180 città che hanno intrapreso la strada di ComuniCiclabili rappresentavano già, alla fine della scorsa edizione, il 20 per cento della popolazione italiana. Le iscrizioni (triennali) per questa edizione sono aperte fino alla fine di febbraio. Tra le altre ci sono Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bari.
Il punteggio è attribuito tramite “bikesmile”: FIAB ne assegna da uno a cinque sulla base, si legge, “di un’attenta analisi oggettiva dei molteplici aspetti che interagiscono con la bicicletta quale mezzo di trasporto sostenibile: oltre al cicloturismo, la mobilità urbana, la governance e la comunicazione - promozione. E’ però importante sottolineare che il successo dell'iniziativa non si misura solo nei numeri, ma soprattutto nell'impatto concreto sulla vita dei cittadini”.
Ci dice Alessandro Tursi, presidente di FIAB, che “per noi misurare la ciclabilità non significa semplicemente controllare la realizzazione delle piste ciclabili, ma operare una valutazione su più livelli. Ci sono tanti fattori che si mettono in gioco e interagiscono, penso tra i tanti al tasso di motorizzazione – inversamente proporzionale al punteggio – alla presenza o meno di un mobility manager, all’operatività delle ZTL e alla presenza di azioni per realizzare la città 30. A quello che dichiarano i Comuni affianchiamo controlli sul campo, ed è importante che non ci siano passi indietro rispetto ad azioni intraprese negli anni precedenti. Se un Comune smonta una pista ciclabile, viene sospeso”.
Le schede che le città aderenti ricevono integrano alle valutazioni i suggerimenti perché l’obiettivo è, spiega Tursi, “aiutare e stimolare a migliorare, l’approccio è costruttivo: studiamo caso per caso, ci spendiamo per dare consigli specifici. Molti Comuni hanno avuto da noi spunti per realizzare soluzioni a costo zero, come le corsie promiscue. Un nostro grande orgoglio è quello di avere molto puntato, con successo, sulle città 30: in tanti hanno seguito i nostri consigli e le hanno istituite”. E per le amministrazioni che si mostrano ricettive c’è la soddisfazione dell’aumento dei bikesmile. Il circolo impegno – riconoscimento funziona e il presidente della FIAB lo illustra con un esempio: “Pensiamo a che valore aggiunto può essere un giudizio positivo per un Comune che punta sul turismo, ma non solo”.
Ma è certo che gli sforzi dei Comuni, per quanto virtuosi, non possono bastare. Al proposito la linea della FIAB sulle politiche governative è piuttosto dura: “Auspichiamo un’inversione di marcia – dice Tursi – perché il ministro delle Infrastrutture Salvini ha dichiarato guerra alla ciclabilità, facendosi promotore di interventi e provvedimenti contro le città 30, contro gli autovelox, sostenendo una modifica del codice della strada che mette paletti e limitazioni alla ciclabilità. Si tratta di una forma di populismo che ricade sulla testa e sulla vita degli italiani e che, sperando di raggranellare facili consensi, produce danni. Per noi la regola nelle città dovrebbe essere il limite di velocità a trenta chilometri orari, fatta eccezione per arterie a scorrimento più veloce. Sarebbe poi fondamentale aumentare gli stanziamenti per la realizzazione delle piste ciclabili, e renderli costanti e pluriennali, per dare modo ai Comuni di programmare. L’ideale sarebbe mettere a punto un fondo nazionale, con regole certe e stabili. Tutto il contrario da quanto fatto da questo governo, che prima ha cancellato la disponibilità di 90 milioni per le piste ciclabili, per recuperarne poi una minima parte, appena dieci milioni”.
Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica