In una Regione come la Puglia, già caratterizzata, secondo l’Ispra, da livelli elevati di consumo di suolo – con oltre 500 ettari di territorio naturale e agricolo persi irreversibilmente ogni anno, da almeno 5 anni – e attraversata da una profonda e inarrestabile crisi demografica – meno 15% della popolazione residente negli ultimi 10 anni – è proprio necessario esasperare ulteriormente la vulnerabilità dei suoi paesaggi universalmente apprezzati e la fragilità sociale delle comunità autoctone? I numerosi relatori e partecipanti della giornata di studio promossa a Bari il 31 ottobre scorso dalla sezione pugliese dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, a pochi giorni dalla pubblicazione della proposta di legge della Regione Puglia, in attuazione della legislazione nazionale, sull’individuazione e perimetrazione delle aree idonee e non idonee in cui ospitare impianti di produzione di energia pulita, esprimono, unanimemente, la loro forte preoccupazione per una norma che attua i dispositivi normativi nazionali senza una preventiva, ampia partecipazione e condivisione di obiettivi e modalità per perseguirli.
“Il paesaggio, ancor più nella sua nuova interpretazione costituzionale – ha detto Maria Piccareta, Segretaria per la Puglia del Ministero della Cultura – non è un nemico della transizione energetica, anzi è la scenografia ideale che può accoglierla, nei dettami dello sviluppo sostenibile, saldando, dunque, il principio della tutela (dinamica per definizione) con quello del riconoscimento delle invarianti territoriali e socio-culturali. L’istituto del vincolo, richiamato dal lungimirante Pptr della Regione Puglia approvato quasi 10 anni fa, non va letto, perciò, come un impedimento alla trasformazione del territorio, ma come un elemento di salvaguardia e valorizzazione, nell’evidenza sia che oggi insistono dei fattori di rischio che devono orientare i processi di uso del suolo sia che gli stessi generano degli impatti che non possono essere trascurati o omessi. La nuova proposta di legge sulle aree idonee, che nasce dalle esigenze espresse dal nuovo Pniec, non affronta con chiarezza la materia della compatibilità degli interventi né esplicita l’interesse pubblico, con il timore diffuso che le rinnovabili, alla fine, possano produrre nei Comuni più contrapposizione tra i diversi portatori di interesse che cooperazione”.
La necessità di un ascolto proattivo e generativo da parte della Regione, dai Sindaci e amministratori locali presenti, è emersa plasticamente. “Oggi siamo permeati dalla narrazione della decarbonizzazione, ma alcune città come Brindisi – ha dichiarato il Sindaco, Giuseppe Marchionna – pagano ancora il prezzo di una scellerata e prolungata carbonizzazione per fronteggiare la quale non è mai stata attivata la leva della compensazione. Noi oggi – ha continuato il primo cittadino – non solo rivendichiamo l’urgenza di un censimento degli impianti, che non esiste, per poter quantificare scrupolosamente le infrastrutture progettate e realizzate per disporre di un quadro conoscitivo più preciso e di indirizzo, essendo strenui sostenitori di una transizione equa e giusta, ma anche di voler proseguire nella definizione del nostro nuovo Piano Urbanistico Generale che, attraverso la compensazione ambientale rigenerativa o compensazione ex—post, curi le ferite sociali e ambientali inflitte da 50 anni di inquinamento e consenta al nostro territorio di diventare un simbolo di deindustrializzazione sostenibile e conversione ecologica”.
In assoluta sintonia con il Sindaco di Brindisi Marchionna, anche il Sindaco di Modugno Nicola Bonasia, già delegato Anci Puglia per la materia della transizione energetica, non solo ha auspicato che la Regione Puglia desista dal tentativo di approvare già entro la fine dell’anno la proposta di legge sulle aree idonee, limitando fortemente la partecipazione degli enti locali e degli stakeholders in ragione di una possibile premialità economica riconosciuta dal Governo nazionale, ma accolga le istanze dal basso per aggiornare il suo Piano Energetico Regionale, in conformità con il Pptr, e più in generale per varare una strategia a medio-lungo termine che sia in grado di rappresentare, secondo un approccio integrato e multidisciplinare, quella agognata visione ecosistemica incardinata sull’architrave della pianificazione territoriale.
Analoghe considerazioni, nel corso dell’intensa giornata di studio, sono state espresse anche dall’assessore all’urbanistica del Comune di Mesagne Francesco Rogoli, dal responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Salice Salentino Marco Patruno, dal dirigente responsabile della ripartizione urbanistica del Comune di San Severo Fabio Mucilli, i quali enucleando, rispettivamente, i rischi di una profonda e vasta penetrazione nei loro territori degli impianti di produzione di energia pulita – con parchi eolici costituiti da aerogeneratori anche alti 250 metri – denunciano la possibilità che un segmento identitario e produttivo come l’agricoltura venga definitivamente compromesso, pur in presenza di un nuovo quadro regolatorio che solo superficialmente preserva l’integrità degli habitat per come disciplinati dal Pptr ma nei fatti è peggiorativo rispetto al Regolamento 24/2010, nonché che impedisca una virtuosa integrazione con esperienze di autoconsumo diffuso e di democratizzazione dell’energia come quelle oggi prodotte dalle comunità energetiche rinnovabili e solidali.
Quest’ultimo aspetto, in particolare, è stato evidenziato dall’agronomo ed ex funzionario regionale Antonio Sigismondi, per il quale il Ddl 222 del 23 ottobre scorso è sia privo di una visione integrale; sia di tutti quei necessari approfondimenti geografici e tecnici che sarebbero indispensabili, invece, per una analisi più accurata e raffinata degli scenari che si avrebbero in presenza o in assenza di nuovi mega-impianti fotovoltaici ed eolici; sia, infine, di indirizzi che promuovano le comunità energetiche che potrebbero concorrere alla crescita della produzione di energia pulita, accrescendo la consapevolezza dei cittadini residenti, ma in armonia con il paesaggio in cui le comunità vivono.
E di comunità energetiche, dopo il richiamo del coordinatore della giornata di studio Giuseppe Milano – che di Cer si occupa da tempo – ha parlato anche l’architetto Francesco Maiorano, tra i soci della Cer dei “gesuiti” (nata dall’impegno di 13 diversi soci distribuiti tra i Comuni di Lizzano, Torricella, Faggiano, Fragagnano e Pulsano, in provincia di Taranto) attraverso la quale non si stanno raggiungendo solo obiettivi locali di decarbonizzazione mediante la solarizzazione delle coperture degli edifici pubblici individuati per lo scopo, ma anche e soprattutto di engagement civico e di irrobustimento dei servizi di welfare culturale, nell’evidenza che le comunità energetiche rinnovabili e solidali possano diventare incubatori di nuove esperienze di innovazione sociale e orientare i processi locali di pianificazione energetica.
Nelle conclusioni del presidente di INU Puglia, Francesco Rotondo, si leggono una speranza e un invito. La speranza che la Regione si apra maggiormente all’ascolto continuo e costante del territorio per una pianificazione urbanistica ed energetica integrata e interdisciplinare che valorizzi strutturalmente le peculiarità paesaggistiche che ogni Comune esprime e l’invito che in una Puglia già ai vertici nazionali per produzione di energia pulita non si esasperino le condizioni di marginalità e di rischio perché se la Puglia è da anni una delle regioni più belle del mondo lo è proprio per l’unicità identitaria dei suoi luoghi e per la straordinarietà dei suoi orizzonti.