Sandro Fabbro è stato confermato presidente della sezione Friuli Venezia Giulia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. E’ il terzo mandato consecutivo e si collocherà, dice, “nella continuità su un tema che ha caratterizzato e continuerà a caratterizzare la nostra proposta a tutti i livelli, ovvero la rigenerazione territoriale”.
Si tratta, spiega, di “un processo e di una pratica che pur ricomprendendo la maggiormente citata rigenerazione urbana è qualcosa di più ampio, sia in termini dimensionali che qualitativi. Riteniamo che sia più appropriato riferirsi alla rigenerazione territoriale in particolare nel caso delle realtà che non sono metropolitane, ovvero quasi il 70 per cento della superficie territoriale del nostro Paese. Essa si basa su un’attenzione ad aspetti, come gli impatti del cambiamento climatico, che comprendono ma vanno oltre il contrasto al consumo di suolo".
E’ di questo tipo di approccio che INU Friuli Venezia Giulia intende servirsi per giocare un ruolo da protagonista in un, prosegue Fabbro, “importante processo legislativo e pianificatorio avviato dalla Regione, per definire un nuovo piano di governo del territorio. Il precedente era stato approvato nel 2013 ma di fatto non è mai entrato in vigore perché è mancata una legge per disciplinarlo. Il piano è nel frattempo diventato vecchio, sono subentrati altri problemi e nuove esigenze. Ora che la Regione ha avviato i lavori per una variante a quel piano, il nostro intento è di essere presenti in questo percorso, così come in quello di definizione di una legge che lo disciplini, che auspichiamo venga approvata se non vogliamo trovarci nella stessa situazione del 2013. Serve, quindi, un’azione dell’INU integrata ed efficace”.
Per l’INU è importante in questo senso che “il concetto di rigenerazione territoriale inteso nella sua ampiezza permei il piano regionale di governo del territorio. Per quanto riguarda la legge, è importante che si identifichino sedi, luoghi e meccanismi di interazione tra i diversi livelli di pianificazione, dalla Regione ai Comuni ma tenendo conto anche dei contesti interregionale ed europeo. Rimane l’interrogativo che attiene all’area vasta: in Friuli Venezia Giulia non esiste infatti un’istituzione che se ne occupi visto che le Province sono state abolite nel 2016. In Parlamento è ora in discussione una legge che mira a ripristinarle nello Statuto regionale. Per noi è importante che ciò non si configuri come una mera restaurazione dell’assetto provinciale precedente, ma che si tenga, invece, conto delle tematiche istituzionali che riguardano il governo del territorio nell’area vasta. Nel dettaglio occorre che la Regione, nella legge specifica che poi dovrà promuovere, vada a conformare le Province alle esigenze del governo del territorio. Vogliamo presidiare anche questo percorso politico – istituzionale”.
L’azione in Friuli Venezia Giulia si deve sviluppare in un territorio caratterizzato dalla presenza e dall’urgenza di affrontare “alcuni fenomeni che hanno matrice globale, come gli effetti del cambiamento climatico, e altri più locali, come ad esempio le forti tendenze alla contrazione demografica così come al deterioramento e al consumo di suolo, che hanno proporzioni significative: la regione non è metropolitana ma ha consumato suolo come una regione metropolitana”.
Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica