Da settimane l’urbanistica milanese è al centro del dibattito politico nazionale. Nei giorni scorsi l’attenzione si è riaccesa a seguito della notizia di un emendamento saltato, una norma che avrebbe dovuto trovare spazio nell’ambito della conversione del decreto Salva Casa prima, del decreto Infrastrutture poi. Lo scopo della misura sarebbe stato quello di sbloccare numerose procedure di trasformazione urbana in atto nel capoluogo lombardo, paralizzate dalle conseguenze di alcune inchieste giudiziarie: ragioni tecniche e di opportunità politica hanno impedito che si concretizzasse la strada dell’emendamento a uno dei due decreti.
Ora, riportano articoli di stampa, la maggioranza ha confezionato un ulteriore tentativo, attraverso una proposta di legge da approvare d’urgenza, alla ripresa dei lavori subito dopo la pausa d’agosto. L'annuncio è appena arrivato. L’input è sempre quello del ministro delle Infrastrutture, e leader della Lega, Matteo Salvini, ma il provvedimento trova la condivisione di tutta la coalizione di governo, tanto che è firmata dai capigruppo di maggioranza in Commissione Ambiente alla Camera dei deputati.
Si vedrà se la decisione avrà seguito. E' in ogni caso la stessa amministrazione comunale del capoluogo lombardo a richiedere una norma nazionale di tipo interpretativo per portare fuori dalle secche una situazione complessiva che è bloccata, sia dal punto di vista delle trasformazioni che da quello conseguente degli introiti. Studia nel frattempo se sia possibile intervenire modificando il Pgt.
A fornire una lettura e una contestualizzazione della vicenda è la sezione Lombardia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, attraverso una nota firmata dal presidente, Marco Engel, dal vicepresidente, Ugo Targetti, da Laura Pogliani e da Fabio Pellicani: “La questione è nota da tempo, tant'è che INU Lombardia ha approvato già nel febbraio scorso un documento, pubblicato sul numero 313/2024 di Urbanistica Informazioni, che mette in luce i rischi conseguenti l'introduzione di fattori di flessibilità tanto nelle disposizioni di leggi nazionali e regionali che nella disciplina urbanistica comunale e come questa abbia assecondato la straordinaria spinta del mercato immobiliare milanese alla densificazione edilizia, coerentemente con alcune delle opzioni strategiche del Piano di Governo del Territorio di Milano”.
I rappresentanti di INU Lombardia proseguono: “Dall'inizio dell'anno l'agitazione è andata crescendo tanto fra gli operatori economici - investitori, costruttori e progettisti - che fra i dipendenti comunali coinvolti nell'istruttoria dei progetti: ad oggi gli interventi oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica sono 10 ed uno nuovo se ne sarebbe aggiunto nei giorni scorsi, per il quale al momento non sono ancora noti i capi di imputazione e i nomi degli indagati. Per 2 dei 10 procedimenti in corso le indagini sono state concluse e il Pubblico Ministero ha richiesto per tutti gli indagati il rinvio a giudizio sul quale, in autunno, si pronuncerà il Giudice dell'Udienza Preliminare. Ma moltissimi, oltre un centinaio secondo notizie di stampa, sono gli interventi di trasformazione che presentano caratteristiche analoghe a quelle dei progetti sotto indagine: per ciascuno di questi potrebbe essere aperto un nuovo fascicolo da parte della Procura della Repubblica, ad esempio a seguito dell'esposto presentato da un comitato di cittadini, come nella maggior parte dei casi fin qui trattati. Sicché è del tutto ovvio che gli investitori eviteranno di esporsi a rischi di fallimento delle loro iniziative conseguente la censura giudiziaria e gli istruttori comunali, per parte loro, eviteranno di far avanzare pratiche autorizzative che potrebbero costar loro l'incriminazione. Di qui il congelamento, tutt'ora in corso, di tutte le iniziative di trasformazione edilizia in Comune di Milano, anche di quelle minori”.
“Ma quali sono i motivi – si chiedono Engel, Targetti, Pogliani e Pellicani - per i quali la Procura della Repubblica ritiene di qualificare come 'abuso edilizio' un così gran numero di interventi? In estrema sintesi le questioni sollevate in tutte le inchieste sono sostanzialmente tre:
- la qualificazione degli interventi come di ‘ristrutturazione edilizia’, categoria nella quale, a giudizio della Procura, non dovrebbero rientrare per caratteristiche, dimensioni e assenza di relazione alcuna coi fabbricati preesistenti;
- il titolo abilitativo adottato dalla quasi totalità degli interventi, ossia la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA), quando invece sarebbe invece stata necessaria la preventiva approvazione di un Piano Attuativo;
- il conseguente danno economico subito dal Comune a causa della riduzione dei contributi di costruzione e della dotazione di aree per servizi e spazi pubblici che sarebbe finalizzata a promuovere gli interventi di ristrutturazione.
Anche se i capi di imputazione sono sostanzialmente identici in tutti i procedimenti bisogna però considerare che gli interventi sotto inchiesta sono assai diversi fra loro per dimensioni, caratteri del sito e rapporti con la morfologia, coi servizi e con l'ambiente urbano, ciò che rende difficilmente prevedibili gli esiti dell'azione giudiziaria. In attesa di un provvedimento legislativo capace di risolvere la crisi, quantomeno per il pregresso, il Comune di Milano, per il futuro, ha deciso di riavviare il percorso di aggiornamento del PGT al fine di restituire certezza ai processi di trasformazione e contenere la fuga degli investitori. Questa iniziativa potrebbe comportare la rimessa in discussione di alcune delle opzioni strategiche fin qui perseguite: anzitutto la politica della densificazione urbana. Nel frattempo il clima rimane minaccioso e le bozze dei progetti di legge sull'argomento che circolano in questi giorni non contribuiscono a rasserenarlo”.