INUCOMUNICA

Contratti di fiume, si punta al salto di qualità

21/05/2024

L’utilità e l’efficacia dei contratti di Fiume per azioni di rigenerazione e di sviluppo locale comincia ad emergere, e ora il Tavolo Nazionale rilancia per ottenere un riconoscimento definitivo e sistematico. E’ questo il senso del Documento di posizione e proposta recentemente diffuso, che giunge a coronamento di una fase di consultazione e partecipazione nel corso della quale hanno avuto luogo assemblee in 18 regioni italiane e l’incontro nazionale, il dodicesimo, del 18 e del 19 dicembre scorsi, a Napoli.

Queste le richieste cardine alle istituzioni: “Si ritiene necessario estendere e potenziare l’azione intrapresa attraverso i contratti di fiume nel nostro Paese, al fine di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici dei differenti ambienti fisici che caratterizzano il territorio nazionale; perseguire una maggiore diffusione e attuazione concreta di questo strumento, che ha nelle comunità locali il proprio baricentro e fare interagire in modo virtuoso e sempre più efficace i diversi livelli istituzionali corresponsabili delle politiche ambientali su acque, territorio con lo sviluppo economico”. Poi “si chiede di consentire la piena operatività dei CDF in modo da portare a compimento, attraverso un ‘patto etico’ tra amministrazioni e cittadini, un’azione condivisa e integrata che possa condurre a una gestione dei territori sempre più improntata alla prevenzione e sempre meno succube delle emergenze”.

I contratti di fiume nel nostro Paese sono oltre duecento, di cui circa ottanta arrivati al momento della sottoscrizione, e quindi del riconoscimento. Hanno la peculiarità del forte coinvolgimento delle comunità locali. Perseguono gli obiettivi della prevenzione e della protezione dal rischio idrogeologico, della qualità delle acque e degli ecosistemi, dello sviluppo locale sostenibile.

Massimo Bastiani, coordinatore del Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume, sottolinea quella che in molti casi è una difficoltà di attuazione: “Cito la Francia: quando uno strumento del genere lì arriva alla fase della sottoscrizione, viene finanziata la strategia che prevede un programma di azione di tre anni. Da noi ancora troppo spesso si tende a stanziare risorse per le singole azioni, benché in alcune regioni, penso alla Lombardia, Piemonte ma anche all’Abruzzo, si registri una nuova consapevolezza e lo sforzo di prevedere fondi complessivi a monte per sostenere le strategie”.

Bastiani evidenzia che i contratti di fiume hanno anche l’importante punto di forza che riguarda la costruzione e il mantenimento delle comunità: “Basandosi su un patto etico, impongono che si agisca assieme per finalità che riguardano il territorio e l’ambiente. In questo modo, in un’epoca storica di grande disgregazione, si può contribuire a ricostruire valori e identità collettiva”.

Il Documento di posizione e proposta fa riferimento a una serie di ambiti in cui riconoscere e valorizzare i contratti. Tra questi: i percorsi di raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, il Piano nazionale di adattamento climatico, i Piani paesaggistici regionali, i Piani territoriali di coordinamento provinciali, i Piani Territoriali metropolitani e i Piani urbanistici nelle loro diverse denominazioni regionali. Si chiede anche garanzia di operatività e continuità alla Piattaforma nazionale. Il documento sarà sottoposto alla Camera dei deputati e al Senato all’attenzione delle Commissioni competenti per farne oggetto di una risoluzione rivolta al governo. Strada analoga seguita, con successo, nel 2017 e nel 2020.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

DOCUMENTI
rigenerazione clima ambiente sostenibilità ambientale