Un’opportunità di innovazione. Giuseppe De Luca, presidente di INU Edizioni, membro effettivo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (già segretario generale), vicedirettore del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, vede questo nella lunga fase di emergenza che ha attraversato, e in parte ancora attraversa, il Paese. Il concetto è già ampiamente assorbito dal dibattito pubblico e istituzionale: il lavoro del comitato Colao, gli Stati Generali in corso per l’elaborazione di un progetto di rilancio, sono come noto il tentativo ad alto livello di sfruttare la crisi per il riorganizzare il Paese. L’INU ha preso parte alla discussione con un documento di proposte; ora il tema richiamato da De Luca è, più nello specifico, quello di agire per così dire sul “fronte interno”: riflettere in maniera aperta e innovativa sulla disciplina, sulle pratiche, e sull’aggiornamento di tutti gli strumenti del governo del territorio.
Per il presidente di INU Edizioni “il periodo di emergenza innescato dalla pandemia è stato per tutti una sorta di agente patogeno, un ospite inatteso che ha messo tutti di fronte alla scelta tra conservazione e innovazione. Quello che mi chiedo è questo: gli urbanisti, e in particolare gli urbanisti dell’INU, possono prendere parte a questa fase di riflessione sfruttandola per rimescolare le carte? Ritengo di sì. L’INU per novant’anni ha seguito e accompagnato il dibattito e la costruzione degli strumenti attorno alla forma organizzativa della città. Perché non utilizzare questo periodo per riformulare la proposta alla luce di nuove esigenze e nuove priorità?”.
De Luca colloca sul tappeto tre assi di discussione. Innanzitutto, l’opportunità di ripensare la forma organizzativa della mobilità nelle nostre città in modo da elaborare una proposta che sia allo stesso organica e “di bandiera”: “Porzioni significative delle città, al di fuori di quelle dove insistono gli assi di attraversamento e quelli di penetrazione/uscita, potrebbero diventare Zona 30, ovvero zone dove non vi è una differenziazione tra traffico pedonale, traffico ciclistico e traffico automobilistico”. Una proposta che ha anche il pregio di non richiedere interventi particolarmente onerosi: “Se le indicazioni sono quelle di favorire l’uso delle biciclette per la mobilità urbana, questa scelta è quella più veloce, economica e non richiede l’investimento in costose e definite piste ciclabili. Basterebbe poi dotare alcune aree di parcheggi scambiatori custoditi auto/bici e l’effetto potrebbe essere anche quello di un drastico abbassamento dell’inquinamento da traffico”. Al contempo “potremmo conteggiare una parte delle superfici attualmente inserite all’interno di quelle infrastrutturali, come aree verdi attrezzate, smantellando una parte di asfalto e di cemento, rendendo così permeabile la superficie contribuendo all’abbassamento dell’effetto isola di calore urbano e rendere così le strade fluide. Non è una scelta di urbanistica tattica, è una politica strutturale di sostenibilità per la città di domani che può ridisegnare strade urbane, parchi, aree da gioco, ville e giardini pubblici o altri spazi pubblici”. Su questo l’INU potrebbe fare molto, considerata la sua base sociale, nella riprogettazione della forma degli spazi pubblici e della distribuzione dei servizi e delle dotazioni in una logica non solo quantitativa, quanto qualitativa.
La seconda proposta di De Luca ruota intorno alla cosiddetta “mobilità di precisione”: “Una volta ridefinito il senso della mobilità nelle città, possiamo promuovere azioni per fare in modo che essa non sia legata esclusivamente al trasporto pubblico locale”, che ha la controindicazione di essere particolarmente rigido dal lato dell’offerta, un difetto che si aggrava alla luce delle nuove esigenze dettate dal distanziamento sociale. Bisogna ripensare il rapporto tra linee strutturate e servizi più flessibili variamente gestiti (pubblici, privati e di comunità). Questa è la sola strada utilmente applicabile non solo nelle grandi aree urbane, ma diffusamente su tutto il territorio nazionale. La “mobilità di precisione” si basa proprio sulla cooperazione, facilitata dalla tecnologia, tra il pubblico e il privato nella fornitura di servizi per lo spostamento delle persone. Un sistema che sia quindi in grado di aderire maggiormente alle diverse richieste di spostamento, minimizzando gli sprechi, economici e ambientali, che sono ad esempio le corse di autobus vuoti o semivuoti. Anche su questo argomento l’INU può avere un ruolo centrale, condierati anche i numerosi appuntamenti che organizza annualmente.
Infine, spiega il presidente di INU Edizioni, si potrebbe agire direttamente nelle politiche e nei piani urbanistici, “assumendo in essi le azioni improntate ad una politica che sia improntata all'opzione carbon free. Il filo conduttore potrebbe essere soprattutto l’efficientamento degli edifici, la dotazione territoriale e in parte le infrastrutture”.
Le tre proposte rispondono alla sfida di riaggiornamento della disciplina, in modo dinamico. A ben vedere un approccio coerente con il principio del riformismo, un’idea di flessibilità di azioni e concretezza di obiettivi e contenuti a cui l’INU storicamente si ispira.
Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica