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Il fiume Po è ancora un’opportunità. Presentato a Torino il libro curato da Mario Piccinini

30/10/2024

“Una carta di paesaggi e vicende lungo il fiume. Verso il piano strategico del fiume Po” è il titolo del libro curato da Mario Piccinini ed edito da INU Edizioni, presentato nei giorni scorsi a Torino nel corso di un evento promosso dalla sezione regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, in particolare da Carolina Giaimo, Carlo Alberto Barbieri, Angioletta Voghera. L’iniziativa fa seguito a un’altra analoga che si è svolta a Bologna.

E’ stata l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte dei processi di tutela e sviluppo dei territori del maggiore fiume italiano. L’INU si fece promotore, sette anni fa, del “Manifesto per il Po”, che era assieme un luogo di incontro tra enti e associazioni e l’esplicitazione di un’esigenza, quella di fare in modo che l’unitarietà di culture e paesaggi che contraddistingue il percorso del fiume venga tradotta in forme di governance comuni, che superino la frammentazione odierna per facilitare i percorsi di sviluppo e valorizzazione. Se quell’intuizione rimane più che mai attuale, di passi avanti se ne registrano ancora pochi.

Piccinini, membro effettivo dell’INU e componente del Consiglio direttivo di INU Emilia-Romagna, di cui è stato presidente, del libro dice che “ha l’obiettivo di riepilogare la situazione dei lavori attorno al problema del Po, di cui si discute da tanto tempo, partendo dal Manifesto. I contributi di cui è composto sono redatti dalle persone che se ne occupano e ne sono esperte, partendo da prospettive diverse”.

Il libro contiene anche contributi di Mario Giudice, che ci ha lasciati nell’ottobre dello scorso anno, oltre a svariati altri tra cui quelli di Voghera e Barbieri. L’attenzione sulla questione resta, prosegue Piccinini, "ma non vedo sul discorso della governance unitaria dei passi avanti. L’idea rimane quella di realizzare un sistema unico, non frazionato, che metta assieme enti e istituzioni che si occupano del Po. L’unica cosa che in questi anni si è sviluppata seguendo questa direttrice è la ciclovia VENTO". La strada di un piano strategico, da condividere in primo luogo dagli enti competenti, potrebbe essere mezzo e luogo di incontro per superare la frammentazione.

Lungo il Po sono già attivi otto parchi regionali e cinquanta aree protette di varia natura. L’intera asta del fiume è inoltre gestita da due istituzioni dedicate: l’Autorità di bacino Distrettuale del Po e l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo).

Sul Manifesto si legge che "il Po è il più importante fiume italiano, un patrimonio multiforme di ineguagliabile ricchezza. Si snoda per 650 chilometri, attraversa quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto), ha un bacino idrografico che si estende per più di 70.000 chilometri quadrati che include circa un quarto dell’intero territorio nazionale. La Valle del Po è una delle aree europee con la più alta concentrazione di popolazione e di attività, dove vivono circa 20 milioni di persone e che genera la metà del PIL italiano; il suo cuore è il Po, che lungo il suo percorso racchiude uno scenario colmo di ricchezze uniche e sconosciute". Tuttavia "il fiume vive una realtà frammentata e disomogenea che vede accanto a tratti ambientalmente gestiti e culturalmente promossi altri ove il fiume è solo un grande vuoto nel quale hanno luogo attività proprie e improprie, al di fuori di un’effettiva visione d’insieme… il più grande fiume italiano per la sua unitarietà, per la continuità dei paesaggi che attraversa e compone, per la storia che lungo il suo corso si è dipanata, richiede invece un approccio integrato che ad oggi non esiste, come non esiste un soggetto investito della responsabilità del ‘sistema Po’ nella sua interezza e complessità". 

Una via accanto a quella del piano strategico può essere fornita, spiega Voghera, dai "Parchi, come facilitatori per la ricerca di obiettivi, strumenti e meccanismi per il coordinamento dei territori. Anche i contratti di fiume possono essere utili per la sperimentazione di visioni innovative e nuove progettualità nei territori, per costruire scenari di valorizzazione sistemica di ambiente e paesaggio, da attuare attraverso una responsabilizzazione degli attori sociali, l’integrazione di diverse fonti pubbliche e private di investimento e anche attraverso la compensazione ambientale". 

Ma ciò che "continua a mancare – osserva Barbieri - anche se l’INU nel Manifesto per il Po l'aveva messo ben in evidenza, è non soltanto un approccio strategico per il complesso sistema territoriale, socio - economico e ambientale costituito dai territori del Po, bensì: sia l'idea che tale sistema richieda un progetto di governo del territorio per il Paese, multi - profilo; sia che esso debba derivare da un approccio strategico e non settoriale (come, all’opposto, lo sono i tre piani di competenza dell’Autorità distrettuale di bacino del Po e le importanti attività progettuali di AIPO); sia la collaborazione delle istituzioni territoriali che hanno la differenziata competenza di governo del territorio".

Sono in preparazione presentazioni analoghe a quella di Bologna e Torino, che si svolgeranno a Milano e a Roma.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica  

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